L'11 NOVEMBRE
E fu. Siccome immobile
dato il penoso addio
stette il Servizio immemore
scevro di tanto spiro;
cos“ percossi e attoniti
i colleghi al nunzio stan,
muti pensando agli
ultimi
giorni nel Servizio fatal:
nŽ san quando una
simile
orma di pi genial
il Suo spogliato
ufficio
a calpestar verrˆ.
Lui folgorante in diritto,
vide i nostri geni e tacque (!?!)
quando con vece assidua,
vigil˜, ispezion˜ ed annull˜,
di mille problemi al sonito
misti i suoi non ha.
Vergin di servil compromessi
e di codardi assensi,
lascia or noi
commossi
al subito partir di
tale saggio
e riceve da noi un
cantico
che speriam conserverˆ.
Da Cles a Rovereto,
da Tione al Primiero
del suo operar il Capo
tenea dietro a stento;
sguizz˜ dalla Giunta al Consiglio
dall'uno all'altro ufficio.
Fu vera gloria? Alla
Giunta
l'ardua sentenza: noi
porgiam l'attenzion al Massimo
Annullar, che volle
in Lui,
meticoloso controllor,
pi vasta orma
stampar.
La tormentosa e vaga
gioia d'un gran dafar
l'ansia di un cor che calmo
serve, attendendo una nomina,
e la giunge, e tiene un premio
che solo a lui potea toccar.
Tutto Ei prov˜: la
gloria
maggior dopo il
periglio,
l'Ateneo, gli Enti
locali,
i Comprensori e il
triste addio.
Ancora un
annullamento?
Ancora esaminar?
Ei si nom˜: due Servizi
l'un contro l'altro armato
sommessi a Lui si volsero
come aspettando il fato;
Ei fŽ silenzio, ed arbitro
s'assise in mezzo a lor.
E ci
lasci˜, e i d“ nel lavor
trascorse in quel
Servizio
segno di un nuovo
ruolo
e di continue
invidie,
e d'indomato amor.
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Al dott. Fabio Bortolotti,
con simpatia, affetto e
riconoscenza
i colleghi del Servizio