Estratto dal libro “Proditio”

Nell’odierno infido mondo della politica, ove i tradimenti, gli inganni e le celate intese sono prassi quotidiana e non hanno frontiere, i traditori rivestono il titolo di onorevole e sono dotati di elevata astuzia e malizia, che supera ogni immaginazione dantesca.

La situazione generale è angosciante anche per l’assuefazione, lo stato di torpore, la totale indifferenza dei cittadini a fronte della prodizione eretta a sistema, persino quando la goccia fa traboccare il vaso. Narcotizzati i cittadini con facili promesse, gli onorevoli signori della politica, detentori del potere, non esitano a tramare quotidiane nuove prodizioni e nuovi intrighi, condizioni privilegiate o di particolare favore per ristrette cerchie di cittadini, a dispetto della generalità.

Le degenerazioni e prodizioni della politica dipendono dall’oligarchia dei partiti e dall’irresponsabilità degli onorevoli signori della politica, ai quali fa comodo una democrazia di pura facciata, una pseudo democrazia che, sostanzialmente, si esaurisce nell’esercizio del diritto di voto (condizionato pure esso).

Se la democrazia non è alimentata, sostenuta e incrementata dal popolo, l’oligarchia dei partiti ha buon gioco nel trasformarla in dittatura, perpetrando le più alte forme di proditio possibili e immaginabili.

Per rimediare ai difetti, alle devianze e alle storture della democrazia, il popolo non deve aspettarsi soluzioni dall’oligarchia dei partiti, non deve cadere nell’illusione che le cose si aggiustano, ma deve reagire in tutti i modi per far valere i principi basilari della democrazia.

Insomma, il popolo è chiamato a reagire risolutamente e responsabilmente e non accettare con rassegnazione la prodizione dei principi democratici da parte dell’oligarchia dei partiti e degli onorevoli signori della politica. In altri termini, non deve accettare con rassegnazione la mala politica, non deve arrendersi a irreparabili fatti peggiori, perché significa subire inevitabilmente altri nuovi tradimenti.

È ora e tempo che i cittadini si avvalgano dello strumento della sovranità popolare, previsto dalla Costituzione repubblicana, il cui art. 1 stabilisce che «l’Italia è una repubblica democratica» e che «la sovranità appartiene al popolo». Nei fatti, tale dettato costituzionale trova applicazione solo in minima parte, a causa di due fattori scatenanti:

  • il primo deriva dal fatto che la sovranità popolare è oggi fortemente affievolita dall’UE e da organismi internazionali che, direttamente o indirettamente, la comprimono entro limiti sempre più ristretti;
  • il secondo deriva dal fatto che la sovranità popolare è fortemente condizionata dall’oligarchia dei partiti che la reprime e la limita in tutti i modi.

Il nostro Paese, per essere al passo con i tempi e ambire a un progresso politico, morale e sociale, deve:

  • eliminare il bicameralismo, inutile e costoso;
  • sbarazzarsi dell’attuale pletora di mille giocolieri e illusionisti della politica che paralizzano la democrazia;
  • limitare a soli duecentocinquanta i rappresentanti del popolo;
  • dotarsi di una classe politica integerrima, composta da persone competenti, oneste, animate da sani principi, che sappia rispondere efficacemente ai bisogni della società moderna.

È ora e tempo di mettere la parola fine alle prodizioni di sistema, alle inutili chiacchiere, è ora e tempo che l’Italia talloni le impostazioni e le tecniche dei Paesi europei più avanzati. In breve, è ora tempo di chiudere con le reiterate prodizioni politiche che illudono i cittadini e creano solo decadimento morale e sociale.

È altresì ora e tempo di mettere la parola fine agli artifici ed agli illusionismi della politica, in quanto lasciano il tempo che trovano, minano alla base l’etica comportamentale e il dovere di trasparenza.

Una volta raggiunta la greppia del potere, lo schieramento politico di maggioranza opera all’insegna del sic volo, sic iubeo e quindi, al di là di qualsiasi motivo ragionevole, prevale sempre e comunque la volontà dello schieramento, che in effetti è la volontà dei partiti più che dei singoli, volontà che troppo spesso supera quella della ragione.

Le ingannatrici ideologie, le demagogie e gli intrighi della politica sono motivo di non poca preoccupazione e il più delle volte costituiscono una prodizione dei fondamentali principi democratici, oltre a minare alla base l’etica comportamentale e il dovere di trasparenza da parte di chi esercita funzioni pubbliche.

In una compiuta e matura democrazia, non dovrebbero trovare accoglienza gli arcana imperii, le sistematiche prodizioni politiche, gli ambigui e gli enigmatici comportamenti degli onorevoli signori della pubblica.

L’azione politica va impostata secondo criteri di correttezza e di massima trasparenza, criteri a cui bisogna crederci, investirci risorse, perché alla lunga pagano sempre.

 

Prodizione del sistema

L’odierno mondo della politica ha un rapporto molto forte e stretto con mali endemici, come tradimenti, scaltrezze, voltafaccia, furbizie, al punto da considerarli parte integrante del sistema. Le condotte politiche orchestrate su queste squallide basi sono uno spettacolo disgustoso, a cui i cittadini, salvo qualche mugugno, si sono ormai assuefatti.

Sembra che gli onorevoli signori della politica trovino del tutto normale ingannarsi a vicenda, che i rapporti opachi e le ambiguità politiche siano una cultura plurima, inappagata e permanente, fondata sulla reiterazione delle prodizioni, dell’opportunismo, delle menzogne e dei raggiri reciproci.

I nefandi giochi di potere sono condotti in gran segreto, seguendo sentieri perversi, oscuri e imperscrutabili, disseminati da prodizioni del sistema, mentre il loro epilogo spesso avviene in forme vistose, suggellato da baci e abbracci coram publico. Non c’è chi non veda che si tratta di sorrisi, baci e abbracci di facciata, di pura circostanza, mere formalità, da cui traspaiono falsità e ipocrisie a tutto tondo.

Detti onorevoli signori sono portati a camuffare le cose al fine di scagionare il proprio comportamento o il partito di appartenenza, nell’intento di celare in qualche modo le proprie malefatte, riuscendo così non solo a sfuggire alle loro responsabilità (politiche e morali) ma financo a diventare eroi.

Tale stato di cose conferma il caustico detto che «verità e potere non coincidono mai». Di più, oggi si può sostenere, senza tema di smentita, che «verità, oggettività, onestà» sono qualità del tutto estranee al potere.

Se il sistema democratico poggia su una serie interminabile di pseudo verità o di false verità, significa che è in atto un’empia prodizione del sistema, che gli ignari cittadini sono regolarmente lesi nel loro diritto di sapere la verità, di conoscere la verità, e destinati ad essere vittime di un inganno globale.

In definitiva, si intende puntualizzare che l’occultamento della verità, le finzioni e le menzogne di detti onorevoli signori, oltre ad essere di cattivo esempio, dimostrano la venuta meno ai doveri di fedeltàdisciplina e onore, previsti dall’art. 54 della Costituzione, dimostrano una prodizione del sistema e costituiscono la negazione dell’etica, della deontologia e della morale comune.

La principale preoccupazione degli onorevoli signori della politica è assicurarsi un apparente alibi, di preservare la buona immagine, anche quando il loro modo di agire si profili una prodizione del sistema o la loro condotta sia contraria ai canoni del corretto operare, all’etica e alla morale comune.

Un caposaldo fondamentale della democrazia rappresentativa è il principio di maggioranza, adottato nelle assemblee parlamentari e nei vari collegi istituzionali per l’assunzione di decisioni e per l’adozione di provvedimenti amministrativi. Tale principio implica l’osservanza delle regole fissate dalle leggi e dai regolamenti per garantire il corretto funzionamento dei vari organi istituzionali.

Il drammaturgo norvegese Ibsen Henrik (1828-1906) afferma, icasticamente, che «la maggioranza ha la forza ma non ha la ragione» (Ibsen, Un nemico del popolo), perché, soggiunge: in democrazia, come si sa, le teste si contano, sommando quelle oneste, quelle vuote e quelle disoneste, lasciando intuire che, di fatto, la maggioranza politica si forma con il concorso delle une e delle altre.

Le scuole di pensiero e i cultori di politologia sostengono che se in un organo collegiale istituzionale sono presenti difetti di composizione o vengono meno, per qualsiasi motivo, i principi fondamentali, la democrazia entra in una fase di crisi irreversibile, perché non pienamente sviluppata o comunque difettosa nel suo funzionamento.

Si citano alcune fattispecie di crisi irreversibile della democrazia in seno ad un organo collegiale che concretano un’evidente prodizione del sistema:

  • la mancanza di forze di opposizione;
  • la permanenza al potere per lunghi periodi storici della stessa maggioranza politica;
  • la mancanza, per qualunque motivo, dell’alternanza dell’opposizione.

Nelle situazioni di prodizione del sistema, si finisce per causare la cristallizzazione del potere, la sclerotizzazione delle istituzioni e della dialettica politica, con correlata deresponsabilizzazione sia delle forze politiche di maggioranza che dell’opposizione.

Una grave prodizione del sistema è quella della legge elettorale assolutista, qual è quella italiana, che non prevede:

  • una soglia minima del 5 per cento per le liste elettorali;
  • il doppio turno con ballottaggio (alla francese);
  • l’espressione di almeno 3 preferenze;
  • il limite massimo di dieci anni di permanenza in carica dei rappresentanti del popolo, ovvero non più di due mandati elettorali consecutivi.

La legge elettorale italiana, non rispettando i precitati vincoli minimi di democrazia, nei confronti del cittadino prefigura una condizione di sudditanza con il potere, equivalente a vassallaggio politico, perciò costituisce una prodizione del sistema a tutto tondo.

In buona sostanza, in assenza di detti vincoli minimi di democrazia, non si possono che registrare forme di assolutismo, oltre che un’involuzione politica, scaturente da un traviato impianto politico di comodo degli onorevoli signori della politica di professione.

A lungo andare, una democrazia di tal fatta è destinata inevitabilmente a degenerare, a correre pericolosi cedimenti, con un irreparabile indebolimento strutturale, sintomi rivelatori di una vera e propria prodizione del sistema.

Ulteriore inquietante fenomeno che affievolisce irrimediabilmente la democrazia e il sistema è dato dall’intensificarsi dell’incertezza giuridica nei testi legislativi, determinata dall’incessante sovrapposizione di leggi, da superficialità, genericità e tenore approssimativo delle norme.

Tale situazione offende la civiltà giuridica, vanifica i fondamentali principi democratici e provoca un duplice effetto negativo sul piano fattuale:

  • quello di consentire ai prepotenti e ai disonesti (furbi, maliziosi, birboni, marpioni) di intrappolare i più deboli, in quanto, a fronte di norme incerte, possono agevolmente sfruttare le loro posizioni di forza o avvalersi delle loro tutele politiche per sfondare le leggi con molta facilità e disinvoltura;
  • quello di rendere ancora più fragile e insicura la posizione delle persone semplici, deboli, indifese, poco avvedute, meno dotate, in quanto, a fronte di norme incerte, sono esposte a possibili forme di prevaricazione, di sopruso, di strapotere, di ingiustizia da parte dei prepotenti e dei disonesti (furbi, maliziosi, birboni, marpioni).

L’incertezza giuridica delle norme costituisce, in via di fatto, una detestabile insidia al carattere impersonale della legge, capace di vanificare il superiore principio che la legge è uguale per tutti e che non può differenziare nessuno, né fare distinzioni di sorta.

Detto sconfortante quadro d’insieme, sciaguratamente molto diffuso ai giorni nostri, evidenzia una grave prodizione del sistema giuridico e del sistema democratico.

Il Legislatore ha prodotto una grandissima quantità di leggi e di regolamentazioni, che hanno finito per sovrapporsi e per contraddirsi le une con le altre, in un marasma legale tale da non consentire una corretta interpretazione e applicazione delle norme giuridiche.

La sconfinata produzione legislativa conferma l’esistenza di deplorevoli difetti di fondo, bellamente ignorati dagli onorevoli signori della politica, che non hanno mai dato prova di voler scongiurare ed evitare, nello stesso tempo conferma la reiterata prodizione del sistema da parte degli stessi.

Dette perverse strategie politiche sono completate poi con l’attribuzione alle varie pubbliche istituzioni di procedure macchinose di verifica degli adempimenti, di attuazione e/o di controllo sull’osservanza delle norme, che in difetto di adeguate sanzioni pecuniarie non possono produrre risultati concreti sul piano fattuale.

La suddetta deludente situazione costituisce un oltraggio dei principi fondamentali e della cultura giuridica, uno sfregio dei principi di chiarezza e trasparenza e una tangibile prodizione del sistema democratico.

Per effetto di numerose devianze, insolvenze, omissioni e trasgressioni si è creato un indescrivibile labirinto legale, gravato da forme di controllo preventivo e successivo, dettate da una sostanziale sfiducia nei confronti dei cittadini, senza produrre però risultati concreti sul piano fattuale.

Viene spontaneo chiedersi, ma perché mai gli onorevoli signori della politica hanno adottato detta deleteria strategia nella formulazione delle norme giuridiche? È presto detto, si tratta di un inconfessabile utile politico, chiaramente per:

  • consentire alle istituzioni di favorire gli affiliati e intrappolare i non affiliati;
  • creare situazioni di dissolutezza e di possibile evasione fiscale;
  • creare situazioni in cui si insinuano sottilmente occasioni e cause di corruzione;
  • deliziare gli avvocati, ai quali viene incessantemente procacciato lavoro.

In presenza di norme incerte, non coercitive e per di più prive di adeguate sanzioni pecuniarie, penali, amministrative, disciplinari, sono da escludersi a priori certezze del diritto, forme di correttezza e di irreprensibilità nei rapporti intersoggettivi e con le pubbliche amministrazioni.

I potenti, i detentori di potere, i benestanti, le persone influenti e senza scrupoli o remore morali, nei singoli casi, trovano ampi spazi di manovra per dar luogo a fenomeni corruttivi, per procurarsi ciò che non sarebbe conseguibile con la correttezza e per le vie legali.

Detta deleteria formulazione delle norme giuridiche, prive di qualsiasi carattere di cogenza e, soprattutto, sprovviste di adeguate sanzioni pecuniarie, penali, amministrative, disciplinari, si sostanzia nella: prodizione della stessa funzione legislativa; prodizione del sistema; prodizione dei sottostanti apparati esecutivi; prodizione delle legittime aspettative dei cittadini.

In ultima analisi, le varie specie di devianze, insolvenze, omissioni e trasgressioni, così come la stessa mancanza di correttezza e di trasparenza nella gestione della res publica, sono tutte evidenti prodizioni del sistema democratico.

ACQUISTA IL LIBRO “PRODITIO”